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Esposizione all’amianto: riconosciuta la malattia professionale dopo oltre 30 anni di servizio

Ultimo aggiornamento di Redazione il

Un importante passo verso il riconoscimento dei diritti dei lavoratori esposti a sostanze nocive arriva da una recente sentenza emessa a Bari.

Un ex tecnico, dopo oltre trent’anni trascorsi in ambienti contaminati da amianto, ha ottenuto il riconoscimento della malattia professionale e il diritto a una rendita mensile.

La decisione del tribunale ha confermato il legame diretto tra le mansioni svolte e la patologia polmonare diagnosticata, riconducibile all’inalazione prolungata di fibre di amianto.

Il contesto di lavoro

Il lavoratore ha operato per decenni nella rete telefonica locale, svolgendo attività di ispezione, controllo e collaudo, spesso in luoghi adiacenti a un sito industriale specializzato nella produzione di cemento-amianto.

In quegli anni, nonostante la presenza diffusa della cosiddetta “fibra killer“, non erano previsti dispositivi di protezione individuale, né misure di prevenzione per contenere l’esposizione.

A peggiorare il quadro, vi era l’uso quotidiano di materiali contenenti amianto durante le operazioni tecniche.

In particolare, veniva utilizzato un telo ignifugo realizzato con crisotilo, una delle forme più comuni e pericolose di amianto, per proteggere le apparecchiature durante le saldature.

Questo ulteriore elemento avrebbe l’assorbimento delle polveri nocive, aumentando il rischio sanitario in maniera significativa.

La malattia: le placche pleuriche bilaterali e il mancato riconoscimento dell’origine professionale

Le indagini sanitarie hanno riscontrato nel lavoratore la presenza di placche pleuriche calcifiche bilaterali, una lesione tipica riconducibile a esposizione cronica all’amianto.

Tuttavia, nonostante la documentazione medica e l’evidente contesto professionale a rischio, la richiesta di tutela assicurativa era stata inizialmente respinta, costringendo il lavoratore a intraprendere un lungo percorso giudiziario.

La sentenza del Tribunale di Bari

La sentenza emessa ha stabilito che la patologia rientra tra quelle riconosciute come malattie professionali da esposizione ad amianto, imponendo l’erogazione di una rendita risarcitoria.

Questo pronunciamento si inserisce in un quadro nazionale ancora complesso, dove numerosi ex dipendenti di settori industriali e infrastrutturali cercano di ottenere giustizia per condizioni lavorative insalubri vissute in passato.

Oltre alla rendita riconosciuta, sono in corso ulteriori azioni per ottenere il risarcimento integrale del danno e l’adeguamento delle prestazioni pensionistiche.

Il caso mette in luce un’eredità industriale pesante: quella di migliaia di lavoratori esposti per anni a materiali cancerogeni, senza che venissero garantiti i più elementari standard di sicurezza.

Fonti e rassegna stampa

La notizia è stata diffusa da numerosi organi di informazione online. In particolare si consiglia di leggere l’articoli di della redazione di BariToday e l’articolo di P. M. su anmil.it entrambi del 23 giugno 2025

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Crediti immagine di copertina: foto di Kampus Production da Pexels. Modificata (ritagliata, degradata e ridimensionata). Concessa con licenza originaria Pexels. Immagine di repertorio.

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