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Il Rischio Amianto nel Settore Tessile

Molti lavoratori del settore dell’industria tessile sono purtroppo stati oggetto di probabile esposizione a fibre di amianto prima dell’entrata in vigore della Legge 257 del 1992 che ha bandito definitivamente la fibra killer in Italia.

Ciò è dovuto principalmente a diversi e ben noti fattori:

Il Risarcimento per Danni da Amianto nel Settore Tessile

Come è ben noto i rischi sanitari connessi all’esposizione alle fibre di amianto sono costituiti dall’insorgere di gravi patologie asbesto-correlate quali il mesotelioma pleurico, l’asbestosi, il carcinoma polmonare, le placche pleuriche.

Qualora un lavoratore dell’industria tessile abbia contratto una malattia asbesto-correlata può avere diritto ad un risarcimento per danni da amianto da parte del datore di lavoro.

Il diritto al risarcimento può sussistere qualora:

  • sia dimostrato il nesso causale fra malattia ed esposizione lavorativa;
  • siano dimostrate le omesse tutele e misure di sicurezza da parte del datore di lavoro;
  • non siano scaduti i termini di prescrizione (10 anni dal manifestarsi della malattia);
  • l’azienda sia solvibile.

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L’amianto negli impianti frenanti dei Macchinari Tessili

L’amianto è stato utilizzato nell’industria dei macchinari come materiale di frizione. Tale impiego è dovuto alle ottime qualità possedute dall’asbesto di resistenza all’usura ed alle variazioni termiche.

L’utilizzo dell’amianto come guarnizione per freni, frizioni, ferodi, dischi di automobili, treni e macchinari di vario tipo, fra cui quelli tessili, è durato fino al 1992, anno della messa al bando dell’asbesto in Italia.

Nel settore tessile tali guarnizioni e componenti frenanti sono stati utilizzati per le macchine di filatura e tessitura. Erano infatti presenti nei filatoi, ritorcitoi, orditoi, nelle spolatrici, nei telai, nelle macchine da cucire.

Questi macchinari, fino agli anni ’90, erano forniti di sistemi meccanici a sfregamento. Tali dispositivi consentivano agli operatori di fermare le macchine, o almeno una delle loro parti rotanti, qualora necessario. In particolare:

  • nei filatoi e nei telai potevano essere presenti freni a nastro con guarnizione in amianto;
  • i ritorcitoi potevano avere pattini frenanti con guarnizioni in amianto per ogni fuso rotante. Si trattava di dispositivi azionabili dall’operatore attraverso la semplice pressione del ginocchio sul pattino frenante;
  • roccatrici ed orditoi potevano utilizzare freni a disco a ganasce con guarnizioni in amianto;
  • le macchine da cucire industriali ad ‘azionamento’ meccanico potevano essere dotate di dischi frizione in amianto (sono state utilizzate anche nell’industria della cucitura del pellame, del cuoio e delle calzature).

I rischi sanitari provocati dagli impianti frenanti in amianto

Lo sfregamento ed il ‘frizionamento’ delle guarnizioni in amianto dei macchinari tessili originavano polveri e fibre che venivano aero-disperse.

Ciò ha costituito un grave rischio per gli operatori addetti ai macchinari, ma anche per tutti gli altri lavoratori presenti sul luogo di lavoro. Infatti le fibre di amianto sono estremamente volatili, soggette alle correnti d’aria, e possono essere facilmente inalate.

Per di più i macchinari dell’epoca erano provvisti di sistemi a getto d’aria per allontanare le polveri dal filo di tessitura durante la lavorazione.

Tali dispositivi, insieme alla pratica quotidiana da parte degli operatori di pulire i macchinari dalla polvere, a fine giornata, con sistemi ad aria compressa, aggravava lo stato di aero-dispersione delle fibre e di contaminazione dei locali.

L’Amianto nei Sacchi di Juta: rischio sanitario per Cenciaioli, Cernitori, Cucitrici e addetti al riciclaggio dei tessuti.

Uno studio del 2015 dell’ISPRO l’Istituto per lo Studio, la Prevenzione e la Rete Oncologica in collaborazione con la ASL di Prato  ha rilevato un’ incidenza probabile fra i 74 ed i 166 casi per 100.000 abitanti di ammalati di mesotelioma fra i cenciaioli e i cernitori pratesi dal 1988 al 2012.

Si tratterebbe di un tasso d’incidenza assai più alto rispetto a quello degli altri comparti del settore tessile, dovuto alla pratica di questi lavoratori di utilizzare sacchi di juta e tessuti contaminati da amianto.

Tuttavia il rischio sanitario connesso ai tessuti contaminati dall’amianto è imputabile a più fattori e non è limitato ai soli cenciaioli e cernitori pratesi.

Infatti tali tessuti erano utilizzati, e passavano spesso di mano in mano, all’interno di vari comparti del settore tessile, su tutto il territorio nazionale.

La Contaminazione da Amianto nei tessuti: i fatti noti

Nell’ambito dell’utilizzo di tessuti contaminati da amianto nel settore tessile è noto:

  • l’utilizzo fra i cenciaioli e cernitori pratesi di sacchi di juta (che sarebbero stati precedentemente utilizzati per contenere e commerciare amianto) e di teli interamente in amianto per il trasporto degli indumenti (date le proprietà ignifughe e impermeabili dell’asbesto);
  • l’impiego dei sacchi di juta contaminati dall’amianto come materiale di riciclo per la fabbricazione di altri tessuti. Si trattava di sacchi di provenienza spesso ma non sempre incerta, importati sia dal nord Europa sia da industrie nazionali. Casi di mesotelioma si sono verificati, per esempio, fra i dipendenti e le cucitrici di aziende del bresciano che compravano i sacchi nelle locali industrie di produzione di manufatti in amianto. Prima di essere scuciti e ricuciti i sacchi venivano ‘battuti’ manualmente e/o meccanicamente al fine di rimuovere i residui. L’operazione causava una massiccia dispersione di polveri nell’aria: un rischio pericolosissimo per quel che riguarda lamianto;
  • la pratica di sfoderare e riutilizzare indumenti militari, tessuti in parte con fibra di amianto, quale materiale ignifugo e dalle caratteristiche estetiche di brillantezza (nel pratese);
  • l’impiego dell’amianto nella produzione di tessuti misto-lana con la finalità di ottenere la riduzione delle tasse di importazione negli Stati Uniti. Fu una pratica diffusa nel pratese fra il 1965 ed il 1972. Insieme alla lana veniva tessuto l’amianto, nella percentuale di circa l’8%. Ciò consentiva di pagare meno tasse doganali rispetto agli indumenti in 100% lana.

Altri usi dell’Amianto nel settore Tessile

Altri impieghi noti dell’amianto nel settore tessile:

  • nel comparto della lana, nei setifici, nelle tintorie, nelle lavanderie per la presenza di coibentazioni delle caldaie e delle condotte del vapore;
  • nelle tintorie e nelle lavanderie, impiegato a spruzzo come materiale anticondensa sulle pareti e le superfici;
  • nell’industria delle confezioni, in particolare per quanto riguarda i processi di stiratura. Oltre alle caldaie ed alle tubature coibentate in amianto, i lavoratori utilizzavano anche tessuti in fibra d’amianto. Gli operai se ne servivano per proteggersi dalle alte temperature presenti sulle superfici delle attrezzature e sui mangani;
  • nelle coperture dei capannoni in cui avvenivano le lavorazioni, talvolta in eternit o fibrocemento realizzato con asbesto.

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Crediti: foto di  Janko Ferlič su Unsplash. Modificata. Concessa e ridistribuita con licenza CC0 1.0 Universal. Immagine di repertorio.

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