La Corte d’Appello dell’Aquila, contrariamente alla sentenza di primo grado, ha riconosciuto il diritto della vedova di un lavoratore della provincia di Chieti, deceduto a causa di mesotelioma pleurico professionale, alla maggiorazione amianto sulla pensione di indennità.
L’uomo, ammalatosi nel 2015 e deceduto poco dopo all’età di soli 54 anni, aveva lavorato presso diverse aziende della provincia.
Fra le varie mansioni svolte che l’avrebbero esposto a polveri d’amianto, come accertato dalla CTU, ci sarebbe stata in particolare quella della manipolazione e rimozione di lastre di cemento-amianto presenti sul cantiere, attività che avrebbe comportato un elevato rischio di contaminazione e inalazione delle fibre di asbesto.
Le mansioni inoltre sarebbero state svolte in assenza di adeguate misure anti-infortunistiche quali impianti di aspirazione dell’aria, tute da lavoro mono-uso, maschere di filtraggio dell’aria e senza che i lavoratori fossero messi a conoscenza di un possibile rischio per la salute.
Anzi, i lavoratori avrebbero anche portato a casa le tute da lavoro contaminate per il lavaggio, esponendo così al pericolo anche i familiari.
Nel 2019 intanto anche Inail aveva riconosciuto ai familiari il diritto alle prestazioni per malattia professionale.
Fonti e rassegna stampa
La notizia è stata diffusa da alcuni portali di notizie online. Per approfondimenti si consiglia di leggere in particolare l’articolo della redazione di Paese Italia Press e quello della redazione di Ansa entrambi del 21 febbraio 2024.
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