Il Ministero della Difesa ha riconosciuto vittima del dovere un ex tenente di vascello deceduto nel 2013 a causa di un mesotelioma pleurico professionale causato dall’esposizione all’amianto.
L’uomo, in servizio a Taranto, aveva prestato la propria attività a bordo delle navi e nelle basi militari a terra della Marina per circa 40 anni.
Aveva in particolare prestato servizio sulle torrette di guardia venendo a contatto con l’amianto friabile presente in varie parti e componenti degli scafi e aerodisperso sui natanti in maniera generalizzata, anche a causa dei movimenti dei motori di brandeggio, e senza che fossero stati predisposti impianti di aspirazione per la prevenzione del rischio di esposizione.
Il militare era stato esposto inoltre nei locali di armeria e nei depositi di munizioni, anch’essi coibentati in amianto.
L’amianto friabile sulle navi civili e militari nel VII Rapporto ReNaM
Secondo quanto riportato dal VII Rapporto ReNaM (Registro Nazionale dei Mesoteliomi), nella sezione documentale relativa alla “Navalmeccanica e grandi navi in ferro”, l’amianto friabile era era utilizzato sulle navi per la coibentazione delle parti a caldo dell’apparato motore (collettori di scarico, tubazioni di adduzione del carburante, turbine, tubazioni del vapore e caldaie).
Veniva anche impiegato quale isolante anti-rombo e termico-tagliafuoco per le paratie interne.
La fibra grezza inoltre veniva applicata a spruzzo sulle lamiere e sulle strutture dei natanti dopo il trattamento anti-ruggine.
Infine, con particolare riguardo alle navi militari, il Rapporto sottolinea come:
[…] riguardo allo scafo, una prima grande distinzione può essere fatta tra le navi militari e quelle mercantili. Le prime, essendo per loro natura possibilmente soggette al cosiddetto ‘fuoco nemico’, devono prevedere un sistema complesso di compartimentazione per impedire la di usione di incendi; inoltre la necessità di una e efficace protezione dagli incendi è dovuta anche al fatto che nella stragrande maggioranza di navi militari è presente un deposito più o meno vasto di munizioni che per ovvi motivi deve essere ben protetto da incendi o surriscaldamenti.
A fronte dell’azione giudiziaria promossa della famiglia, il Ministero ha riconsiderato il caso concedendo agli eredi la speciale elargizione per le vittime del dovere (200mila euro) alla figlia e l’assegno vitalizio.
Fonti e rassegna stampa
La notizia è stata diffusa da numerosi portali di notizie online. Per un approfondimento si leggano in particolare gli articoli della redazione di lasiritide.it, della redazione di zazoom.it e della redazione di bari.ilquotidianoitaliano.com del 29 giugno 2023.
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