Gli antiblastici sono farmici utilizzati per contrastare la proliferazione cellulare nelle formazioni neoplastiche tumorali. Si tratta tuttavia di chemioterapici che possono essere utilizzati, date le caratteristiche immunodepressive, anche per trattamenti medici e malattie non tumorali: per esempio nel trapianto di organi, per la talassemia, l’artrite reumatoide, la psoriasi.
Come tutti i chemioterapici gli antiblastici solo parzialmente distruggono le cellule tumorali in maniera selettiva. Vanno infatti a colpire anche tessuti sani, con importanti effetti collaterali. Paradossalmente, pur essendo dei farmaci, gli antiblastici possono causare tumori secondari poiché riducono le difese di base dell’organismo, e altre patologie e complicanze non tumorali.
È dimostrato da studi scientifici che l’esposizione agli antiblastici può motivare l’insorgere di neoplasie e forme tumorali anche a distanza di 10/15 anni e che l’esposizione lavorativa di lungo termine può costituirne causa eziologica.
I lavoratori che si siano ammalati e che siano in possesso di comprovata documentazione che attesti l’origine professionale della malattia possono ottenere un risarcimento per la stessa da parte del datore di lavoro.
Causa ostativa ad una possibile azione legale e/o risarcitoria è il termine di prescrizione previsto di 10 anni dal momento che il danno si manifesta all’esterno e lo si collega alla causa espositiva (nesso causale).
Provvedimenti e linee guide per la prevenzione del rischio connesso all’espozione agli antiblastici
Fin dai primi anni ’80 è nota la pericolosità degli antiblastici per l’uomo, in particolare per gli addetti e gli operatori delle farmacie oncologiche, adibite alla preparazione di tali sostanze. Nonostante ciò, solo alla fine degli anni ’90 sono stati adottati i primi provvedimenti.
Nel 1999 infatti, in merito alla questione, la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano ha emanato il Provvedimento datato 5 agosto 1999 “Documento di linee guida per la sicurezza e la salute dei lavoratori esposti a chemioterapici antiblastici in ambiente sanitario”, documento che regola le modalità operative e di prevenzione relative ai rischi di esposizione a queste sostanze.
Esposizione alla formaldeide
Altra sostanza largamente utilizzata in ambito medico da infermieri, medici ed operatori sanitari è la formaldeide. La formaldeide è stata dichiarata sostanza mutagena e cancerogena dal Regolamento dell’Unione Europea n. 605 del 2014. Tuttavia già nel 2006 e poi nel 2009 L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ne aveva indicato la pericolosità quanto agli effetti tumorali indicando l’esposizione alla formaldeide come una delle possibili cause del tumore del naso, del tumore della faringe ed anche della leucemia. I primi studi e le prime evidenze riguardo alla relazione causale con queste malattie risale comunque a ben prima, almeno agli anni ’80.
Le malattie e i danni collegati all’esposizione ad antiblasti e formaldeide
Le malattie connesse (non solo di natura tumorale) e che sono note avere come causa eziologica certa l’esposizione alla formaldeide ed agli antiblastici per i lavoratori che abbiano una documentata storia professionale a rischio sono:
- la leucemia mieloide;
- il tumore del naso e della faringe;
- eruzioni cutanee;
- sterilità;
- aborto;
- malformazioni congenite.
Risarcimento danni per esposizione a formaldeide ed antiblastici
Un risarcimento può essere ottenuto dal lavoratore esposto cui sia stata riconosciuta l’origine professionale della malattia dall’INAIL. I legali di Risarcimento Malattie Professionali ti assisteranno nella valutazione del tuo caso, consigliandoti sulla strategia da seguire e sulle possibilità di un indennizzo in modo gratuito.
Qualora ci siano i presupposti per procedere si potrà agire in via stragiudiziale, nel tentativo di un accordo a titolo di conciliazione con il datore di lavoro, oppure andando in giudizio di fronte ad un Tribunale.