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Amianto: diciassettemila morti per mesotelioma in dieci anni. Il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità

Tra il 2010 e il 2020, 16.993 persone sono morte in Italia per mesotelioma maligno, un tumore aggressivo causato nella quasi totalità dei casi dall’esposizione all’amianto (3,79 casi per 100.000 abitanti).

A rivelarlo è il rapporto Istisan “Impatto dell’amianto sulla mortalità. Italia, 2010-2020”, pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS).

Le regioni più colpite sono il Piemonte, la Lombardia, la Valle d’Aosta e la Liguria, con tassi di mortalità superiori alla media nazionale.

In totale, il numero di decessi è risultato superiore alle attese in 375 comuni italiani, molti dei quali situati in aree industriali o cantieristiche.

Tra queste, spiccano località con una lunga storia di esposizione all’amianto a causa di lavorazioni a rischio che vi si svolgevano relativamente a diverse attività:

  • cantieri navali (come Monfalcone e La Spezia)
  • ex fabbriche di cemento-amianto (come a Casale Monferrato e Broni) 
  • poli industriali (come Taranto e Napoli)

Nonostante il quadro complessivo grave, negli ultimi anni è emerso un dato positivo: una diminuzione dei decessi tra i più giovani. Tra le persone sotto i 50 anni, i morti sono passati da 31 nel 2010 a 13 nel 2020, un probabile effetto della legge 257/92, che vietò l’utilizzo dell’amianto in Italia.

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Tuttavia, la maggior parte dei decessi riguarda ancora persone esposte decenni fa, soprattutto in ambienti lavorativi, ma anche in contesti urbani o domestici.

Questo rapporto rappresenta una fonte preziosa per identificare le zone a rischio e rafforzare gli interventi di prevenzione, bonifica e sorveglianza sanitaria, cruciali per tutelare la popolazione dalle conseguenze a lungo termine dell’esposizione all’amianto.

Distribuzione del rischio di mortalità per mesotelioma maligno in Italia (2010-2020)

Lo studio ha inoltre analizzato i dati di mortalità per mesotelioma maligno, identificando le aree a maggior rischio grazie a metodi di clustering spaziale.

Questi metodi, utili per ridurre le oscillazioni casuali tipiche dei piccoli comuni, hanno rivelato importanti dettagli sui territori più colpiti, spesso associati a storiche esposizioni all’amianto.

Metodi e risultati principali

La ricerca si è avvalsa di vari metodi statistici per il calcolo del rischio di contrarre il mesotelioma sul territorio italiano, in particolare:

  • confrontando il rischio tra macroaree geografiche (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud, Isole)
  • analizzando il rischio a livello comunale, distinguendo la variabilità casuale da quella legata alla posizione geografica
  • evidenziando i comuni con rischio relativo (RR) maggiore di 1, ovvero un rischio significativo.

Aree critiche identificate

  • zone con ex fabbriche di cemento-amianto: Casale Monferrato, Broni, Bari
  • aree portuali e cantieristiche: Monfalcone, Trieste, Napoli
  • grandi poli industriali: Taranto, Genova, La Spezia, Livorno
  • zone specifiche: Napoli (rischio elevato per entrambi i generi, con esposizioni sia urbane sia industriali), Piacenza (eccesso maschile non spiegato, meritevole di ulteriori studi), Biancavilla (per esposizione a fibre cancerogene naturali)

Numeri chiave

  • 43 comuni a rischio negli uomini, con 2.149 decessi (17,5% del totale maschile), con concentrazione in Piemonte e Lombardia
  • 20 comuni a rischio nelle donne, con 420 decessi (8,9 del totale dei decessi femminili) con concentrazione in Piemonte e Lombardia

Conclusioni

  • Lo studio conferma il legame tra le aree a rischio e le attività storiche legate all’amianto, incluse esposizioni non occupazionali.
  • L’approccio combinato dei metodi utilizzati ha individuato aree note e nuove da approfondire.
  • I risultati sono fondamentali per migliorare la sorveglianza sanitaria e pianificare interventi di prevenzione e bonifica.

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Crediti immagine: foto di cottonbro studio da Pexels. Modificata (ritagliata). Concessa con la stessa licenza.

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