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Amianto e mesotelioma nell’editoria

Ultimo aggiornamento di Redazione il

Quando si parla di amianto e salute sul lavoro, l’attenzione si concentra quasi sempre sui grandi comparti produttivi come l’edilizia, la cantieristica navale o l’industria pesante.

Tuttavia, come riportato nel recente VIII Rapporto ReNaM (download) pubblicato dall’Inail, anche il settore dell’editoria industriale, in particolare quello della stampa e della legatoria, ha registrato numerosi casi di esposizione professionale all’amianto.

Il contesto epidemiologico

Dal 1993 al 2021 in Italia sono stati censiti oltre 37.000 casi di mesotelioma maligno, una patologia tumorale strettamente correlata all’inalazione di fibre di amianto.

Circa il 79% dei casi è stato indagato per accertarne le cause, e in oltre due terzi l’esposizione è risultata di origine lavorativa.

Sebbene il comparto editoriale rappresenti una quota minoritaria rispetto ad altri settori ad alto rischio, il registro ReNaM evidenzia numerosi casi di malattia tra gli addetti alla stampa industriale, quasi sempre insorti a distanza di decenni dall’esposizione.

Perché l’amianto era presente nelle tipografie

Le grandi tipografie operative fino agli anni ’80 e ’90 erano ambienti complessi, caratterizzati da forti sollecitazioni meccaniche e termiche dovute alla presenza di

  • forni per l’essiccazione degli inchiostri;
  • rotative ad alta velocità;
  • caldaie e sistemi a vapore.

In tale contesto, l’uso di materiali contenenti amianto risultava utile per le sue proprietà ignifughe, termoisolanti e fonoassorbenti.

Dagli anni ’30 in poi, fibre di amianto furono incorporate in:

  • vernici intumescenti per pareti e soffitti: si tratta di pitture che si gonfiano con il calore rallentando così la propagazione del fuoco;
  • coibentazioni per caldaie, tubazioni e cilindri riscaldati;
  • materiali d’attrito per freni industriali;
  • componenti isolanti di macchinari da composizione (come la Linotype).

L’impiego di tali materiali è proseguito fino al pieno recepimento della Legge 257/1992, che ha vietato produzione, commercio e utilizzo dell’amianto in Italia.

Tuttavia, molti impianti sono rimasti in funzione ancora per anni, con materiali contaminati presenti fino alla dismissione completa negli anni 2000.

Le principali fonti di esposizione

Ecco una sintesi delle situazioni a rischio all’interno degli impianti editoriali:

Area Uso dell’amianto Funzione
Sale rotative Intonaci e rivestimenti ignifughi Protezione passiva contro il fuoco e isolamento acustico
Cilindri e tubazioni a vapore Fasce e feltri coibentanti Isolamento termico e contenimento della dispersione di calore
Cappe di aspirazione Cartoni d’amianto Barriera al calore e protezione interna dei condotti
Freni di rotative e rilegatrici Materiali d’attrito con crisotilo Resistenza all’usura e controllo della tensione della carta
Linotype e stampi Cartoni d’amianto su crogiuoli Isolamento termico nella fusione dei caratteri in piombo
Produzione di carta carbone Feltri e contenitori coibentati Protezione delle vasche chimiche e isolamento dei processi

In molti di questi contesti le fibre potevano essere rilasciate nell’ambiente di lavoro attraverso vibrazioni, usura meccanica o deterioramento dei materiali nel tempo.

Dati clinici e implicazioni legali

Numerose segnalazioni di mesotelioma pleurico tra ex lavoratori tipografici sono state riconosciute come malattie professionali correlate all’amianto, con tempi di latenza anche superiori ai 30 anni.

In ambito giudiziario, alcune recenti sentenze hanno aperto la strada al riconoscimento del nesso causale tra esposizione e patologia:

  • a Milano, nel 2025, una perizia ha dimostrato la presenza di coibentazioni contenenti crisotilo in un impianto rotocalcografico, portando al riconoscimento di responsabilità aziendale;
  • negli Stati Uniti, casi simili hanno coinvolto i produttori di rotative: alcune corti hanno ritenuto plausibile il collegamento tra materiali d’attrito contenenti amianto e successivo sviluppo di malattie tumorali.

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Crediti immagine di copertina: foto di Antoni Shkraba Studio da Pexels. Modificata (ritagliata e ridimensionata). Immagine di repertorio, non attinente ai fatti descritti nell’articolo. Concessa in uso con licenza originaria Pexels.

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