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Quando si parla di amianto e salute sul lavoro, l’attenzione si concentra quasi sempre sui grandi comparti produttivi come l’edilizia, la cantieristica navale o l’industria pesante.
VII Rapporto del Registro Nazionale dei Mesoteliomi: 31.572 casi in Italia dal 1993 al 2018. Statistiche per Regione, settori economici coinvolti, tipologie di esposizione professionale. Leggi di più.Tuttavia, come riportato nel recente VIII Rapporto ReNaM (download) pubblicato dall’Inail, anche il settore dell’editoria industriale, in particolare quello della stampa e della legatoria, ha registrato numerosi casi di esposizione professionale all’amianto.
Il contesto epidemiologico
Dal 1993 al 2021 in Italia sono stati censiti oltre 37.000 casi di mesotelioma maligno, una patologia tumorale strettamente correlata all’inalazione di fibre di amianto.
Circa il 79% dei casi è stato indagato per accertarne le cause, e in oltre due terzi l’esposizione è risultata di origine lavorativa.
Sebbene il comparto editoriale rappresenti una quota minoritaria rispetto ad altri settori ad alto rischio, il registro ReNaM evidenzia numerosi casi di malattia tra gli addetti alla stampa industriale, quasi sempre insorti a distanza di decenni dall’esposizione.
Perché l’amianto era presente nelle tipografie
Le grandi tipografie operative fino agli anni ’80 e ’90 erano ambienti complessi, caratterizzati da forti sollecitazioni meccaniche e termiche dovute alla presenza di
- forni per l’essiccazione degli inchiostri;
- rotative ad alta velocità;
- caldaie e sistemi a vapore.
In tale contesto, l’uso di materiali contenenti amianto risultava utile per le sue proprietà ignifughe, termoisolanti e fonoassorbenti.
Dagli anni ’30 in poi, fibre di amianto furono incorporate in:
- vernici intumescenti per pareti e soffitti: si tratta di pitture che si gonfiano con il calore rallentando così la propagazione del fuoco;
- coibentazioni per caldaie, tubazioni e cilindri riscaldati;
- materiali d’attrito per freni industriali;
- componenti isolanti di macchinari da composizione (come la Linotype).
L’impiego di tali materiali è proseguito fino al pieno recepimento della Legge 257/1992, che ha vietato produzione, commercio e utilizzo dell’amianto in Italia.
Tuttavia, molti impianti sono rimasti in funzione ancora per anni, con materiali contaminati presenti fino alla dismissione completa negli anni 2000.
Le principali fonti di esposizione
Ecco una sintesi delle situazioni a rischio all’interno degli impianti editoriali:
| Area | Uso dell’amianto | Funzione |
|---|---|---|
| Sale rotative | Intonaci e rivestimenti ignifughi | Protezione passiva contro il fuoco e isolamento acustico |
| Cilindri e tubazioni a vapore | Fasce e feltri coibentanti | Isolamento termico e contenimento della dispersione di calore |
| Cappe di aspirazione | Cartoni d’amianto | Barriera al calore e protezione interna dei condotti |
| Freni di rotative e rilegatrici | Materiali d’attrito con crisotilo | Resistenza all’usura e controllo della tensione della carta |
| Linotype e stampi | Cartoni d’amianto su crogiuoli | Isolamento termico nella fusione dei caratteri in piombo |
| Produzione di carta carbone | Feltri e contenitori coibentati | Protezione delle vasche chimiche e isolamento dei processi |
In molti di questi contesti le fibre potevano essere rilasciate nell’ambiente di lavoro attraverso vibrazioni, usura meccanica o deterioramento dei materiali nel tempo.
Dati clinici e implicazioni legali
Numerose segnalazioni di mesotelioma pleurico tra ex lavoratori tipografici sono state riconosciute come malattie professionali correlate all’amianto, con tempi di latenza anche superiori ai 30 anni.
In ambito giudiziario, alcune recenti sentenze hanno aperto la strada al riconoscimento del nesso causale tra esposizione e patologia:
- a Milano, nel 2025, una perizia ha dimostrato la presenza di coibentazioni contenenti crisotilo in un impianto rotocalcografico, portando al riconoscimento di responsabilità aziendale;
- negli Stati Uniti, casi simili hanno coinvolto i produttori di rotative: alcune corti hanno ritenuto plausibile il collegamento tra materiali d’attrito contenenti amianto e successivo sviluppo di malattie tumorali.
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Crediti immagine di copertina: foto di Antoni Shkraba Studio da Pexels. Modificata (ritagliata e ridimensionata). Immagine di repertorio, non attinente ai fatti descritti nell’articolo. Concessa in uso con licenza originaria Pexels.









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