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Introduzione
L’esposizione professionale all’amianto rimane una delle maggiori cause di malattie legate al lavoro, come il mesotelioma e il cancro ai polmoni.
La nuova normativa europea, recepita dai Paesi membri e in fase di recepimento in Italia, introduce misure più rigorose per rafforzare la protezione dei lavoratori.
Direttiva UE n. 130/2019: aggiornamento delle sostanze e miscele cancerogene e mutagene, modifica delle soglie di esposizione, attenzione all’assorbimento di sostanze nocive attraverso la pelle, tutele per gli addetti allo smaltimento di farmaci pericolosi. Leggi di più.In questo contesto, il recente decreto italiano, adottato dal Consiglio dei Ministri l’8 ottobre 2025, interviene per allineare le disposizioni nazionali alle novità della direttiva.
Cosa cambia con la Direttiva UE
Ambito e obiettivi
La direttiva (UE) 2023/2668 modifica la precedente Direttiva 2009/148/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi di esposizione all’amianto.
Tra le motivazioni: l’amianto è classificato come agente cancerogeno di categoria 1A, e secondo le statistiche europee è responsabile di circa il 78 % dei tumori professionali riconosciuti negli Stati membri.
La direttiva introduce:
- nuovi limiti di esposizione (valori limite vincolanti);
- nuovi metodi di misurazione più sensibili (microscopia elettronica, considerazione delle fibre ultrasottili);
- obblighi potenziati per i datori di lavoro in materia di valutazione del rischio, formazione, sorveglianza medica.
Limiti di esposizione e metodi di misurazione
Fra le novità più significative:
- Fino al 20 dicembre 2029: nessun lavoratore deve essere esposto ad una concentrazione in aria superiore a 0,01 fibre/cm³ (media ponderata su 8 ore).
- Dal 21 dicembre 2029: due possibili limiti, a scelta degli Stati membri:
- 0,01 fibre/cm³ misurate con metodo avanzato (inclusione delle fibre < 0,2 µm); oppure
- 0,002 fibre/cm³ con metodo standard.
- Introduzione della microscopia elettronica (EM) per la misurazione, e inclusione delle fibre ultrasottili nel conteggio.
Altri obblighi chiave
Altri elementi da segnalare:
- Il datore di lavoro deve valutare il rischio e dare priorità alla rimozione dell’amianto rispetto ad altre soluzioni, quando tecnicamente possibile.
- Obbligo di formazione adeguata per i lavoratori esposti o potenzialmente esposti all’amianto.
- Obbligo di tenuta di un registro dei casi di malattie correlate all’amianto da parte degli Stati membri.
Cosa prevede il decreto italiano
Il decreto legislativo italiano in via di approvazione recepisce la direttiva e introduce misure specifiche:
Limite di esposizione professionale
In Italia è previsto un abbassamento drastico del limite di esposizione per i lavoratori: da 100.000 fibre per metro cubo a 2.000 fibre per metro cubo (equivalente a 0,002 fibre/cm³).
Priorità di rimozione e formazione
- Il decreto introduce l’obbligo di valutare la priorità di rimozione dell’amianto in edifici, impianti e navali.
- Viene imposto che i lavoratori esposti ricevano una formazione “adeguata”.
Conservazione documenti
È previsto che le cartelle sanitarie e la documentazione sulla formazione e l’esposizione siano conservate per 40 anni dopo la fine dell’esposizione.
Tempistiche
Il decreto è stato approvato in prima lettura dal Consiglio dei Ministri nella riunione dell’8 ottobre 2025. L’Italia ha tempo fino al 21 dicembre 2025 per recepire la direttiva UE.
Implicazioni per lavoratori e datori di lavoro
Per i lavoratori
- Maggiore tutela: limiti più bassi significano minore esposizione e quindi potenzialmente minori rischi di malattie professionali.
- Formazione obbligatoria: i lavoratori devono essere informati, formati e certificati.
- Conservazione della documentazione: permette di far valere i propri diritti anche anni dopo l’esposizione.
Per i datori di lavoro
- Devono aggiornare le valutazioni del rischio e, se presente amianto, considerare la rimozione prioritaria.
- Devono adottare misure tecniche e organizzative per ridurre l’esposizione (aspirazione polveri, confinamento, DPI, monitoraggio).
- Devono conservare la documentazione sanitaria e formativa per 40 anni e, quando richiesto, fornire dati all’autorità competente.
- Per chi opera in bonifica o rimozione, ci sarà probabilmente l’obbligo di autorizzazione e iscrizione in elenchi pubblici (come previsto dalla direttiva).
Cosa fare concretamente ora
Ecco una checklist pratica per aziende e lavoratori:
- Verificare se nel proprio stabilimento, impianto o edificio vi sia presenza di materiali contenenti amianto (MCA).
- Aggiornare la valutazione del rischio ai sensi del D.Lgs. 81/2008 e considerare l’ipotesi di rimozione prioritaria.
- Definire un piano di monitoraggio dell’aria conforme ai nuovi metodi e limiti (o predisporre tempistiche per adeguarsi).
- Garantire che tutti i lavoratori esposti o potenzialmente esposti siano formati secondo i nuovi standard.
- Organizzare la conservazione delle cartelle sanitarie e della formazione per 40 anni.
- Introdurre procedure operative per la bonifica in caso di disturbo di MCA, compresa la sospensione immediata dei lavori se necessario (come indicato dalla direttiva).
Perché è importante intervenire
L’amianto, pur bandito in molti Paesi, resta presente in numerosi edifici, navali e impianti industriali. Le fibre inalate possono impiegare decenni a causare malattie gravi: il tempo di latenza medio supera spesso i 20-30 anni.
Ridurre fortemente i limiti di esposizione e introdurre metodi di misurazione più sensibili è un passo fondamentale per migliorare la prevenzione e tutelare la salute dei lavoratori.
Conclusione
Il nuovo quadro normativo europeo e nazionale rafforza in modo significativo la tutela dei lavoratori esposti all’amianto.
Aziende e lavoratori devono prendere atto dei cambiamenti — dal drastico abbassamento dei limiti di esposizione, alla rimozione prioritaria, alla formazione obbligatoria e alla conservazione documentale estesa — per garantire un ambiente di lavoro più sicuro.
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