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Ex ferroviere suicida dopo la diagnosi di mesotelioma. La famiglia deve essere risarcita

Il Tribunale di Bologna, con sentenza del 4 aprile 2024, ha riconosciuto il nesso causale tra il mesotelioma di un lavoratore nelle ferrovie e l’esposizione all’amianto sul posto di lavoro.

La storia del lavoratore e l’esposizione all’amianto

Il Tribunale di Bologna ha stabilito che l’uomo, operaio presso le ex Ferrovie dello Stato dal 1969 al 1992,  fu esposto in modo significativo all’amianto durante il suo lavoro, nelle varie mansioni svolte come:

  • operaio carpentiere (1969-1976): riparava macchine incidentate e svolgeva manutenzione ordinaria, generando molta polvere contenente amianto. Durante queste attività, segava pezzi di lamiera e sostituiva eventuali parti danneggiate, spesso liberando fin fibre l’amianto usato per la coibentazione.
  • aggiustatore meccanico (1976-1987): smontava parti interne dei treni, come plafoniere e telai dei finestrini, che mettevano a nudo e potevano liberare l’amianto spruzzato.
  • conduttore di centrale termica (1987-1992): continuava a essere a rischio di esposizione all’amianto, sebbene in misura inferiore rispetto alle mansioni precedenti.

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Secondo quanto emerso durante il dibattimento, nel reparto di carpenteria, gli operai lavoravano senza impianti di aspirazione adeguati, con protezioni minime come guanti, occhiali e cuffie per il rumore.

La malattia e il nesso causale

Nel 2020 all’operaio è stato diagnosticato un mesotelioma pleurico, un cancro notoriamente causato dall’amianto.

La malattia ha rapidamente deteriorato le sue condizioni, contribuendo ad indurlo al suicidio nel novembre dello stesso anno, come ricostruito dal Tribunale.

Gli amici e conoscenti dell’uomo hanno raccontato che, dopo la diagnosi, l’ex lavoratore nelle ferrovie si era chiuso in se stesso, manifestando segni di depressione e sconforto.

Le testimonianze e le indagini hanno confermato che l’operaio era stato esposto all’amianto durante il suo lavoro, stabilendo un chiaro collegamento tra questa esposizione e la malattia.

La battaglia legale dei familiari

I familiari dell’operaio, assistiti da avvocati specializzati, hanno portato avanti una lunga battaglia legale per ottenere il riconoscimento del legame tra la malattia e il suicidio, e per attribuire le responsabilità al datore di lavoro.

Le motivazioni della sentenza

Il 4 aprile 2024, il giudice ha stabilito che non ci fossero dubbi sulla genesi della malattia, legata all’esposizione alle fibre d’amianto durante le operazioni di manutenzione e riparazione delle carrozze dei treni.

Dalle testimonianze è emerso chiaramente che non erano stati adottati sistemi per la riduzione delle polveri di amianto né mezzi di protezione individuali adeguati.

La sentenza ha evidenziato che la pericolosità dell’amia.nto era già nota dagli anni ‘90, e quindi l’azienda avrebbe dovuto adottare misure preventive per proteggere i lavoratori.

Invece, non è stato fatto nulla per ridurre l’esposizione all’amianto.

Il risarcimento

Il Tribunale ha condannato le ferrovie a pagare un risarcimento complessivo di quasi € 800.000 come indennizzo del danno proprio degli eredi della vittima e del danno ereditario. Le ferrovie ad ogni modo si costituiranno in appello.

Fonti e rassegna stampa

La sentenza è stata pubblicata sul portale Olympus. La notizia è stata diffusa da nymerosi portali di notizie online. Per un approfondimento si consiglia di leggere in particolare l’articolo di G. R. sul Corriere della Sera di Bologna del 7 luglio 2024 e quello della redazione di geronimonews del 10 luglio 2024.

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Crediti immagine di copertina: foto di Eva Bronzini da Pexels. Modificata (ritagliata e ridimensionata). Concessa in uso con licenza originaria Pexels. Immagine di repertorio non attinente ai fatti riportati nell’articolo.

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