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Rischia di più chi è stato a lungo esposto: un nuovo studio italiano sull’amianto

Uno studio italiano, pubblicato sulla nota rivista internazionale Occupational and Environmental Medicine (OEM), ha condotto un’analisi sui tassi di mortalità da amianto in 43 siti industriali italiani. L’obiettivo è stato di verificare il rischio di sviluppare forme tumorali anche dopo 40 anni dall’esposizione (fra le principali il mesotelioma pleurico e peritoneale ed tumore del polmone e della vescica) .

La ricerca sull’esposizione all’amianto nei luoghi di lavoro: i numeri

I tassi di mortalità di ammalati professionali di patologie quali il mesotelioma pleurico e peritoneale, il cancro al polmone ed alle ovaie, l’asbestosi sono stati analizzati su un campione di più di 50.000 pazienti. Sono stati tenuti in considerazione diversi fattori quali età, sesso, regione e periodo di esposizione in numerosi siti industriali della penisola dove, negli anni, è stato largamente impiegato l’amianto: nell’industria del cemento (fibrocemento), in quella dei materiali rotabili (Ferrovie dello Stato) e nei cantieri navali.

I risultati dello studio: mesotelioma e cancro ai polmoni i rischi maggiori

I risultati  confermano un aumentato rischio di sviluppare una malignità pleurica e/o peritoneale, il cancro ai polmoni e alle ovaie e l’asbestosi per lunghe esposizioni. Suggeriscono inoltre anche un aumento del rischio per il cancro della vescica. Non sono risultate invece evidenze scientifiche per quanto riguarda l’insorgenza dell cancro della laringe e del tratto digestivo.

Maggiori informazioni possono essere trovate sul sito della rivista Occupational and Environmental Medicine (OEM)

 

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