Il Tribunale di Roma ha recentemente emesso una sentenza che condanna l’azienda proprietaria di una ex raffineria situata a Napoli a risarcire con oltre 1,5 milioni di euro la famiglia di un operaio deceduto per mesotelioma pleurico, il tumore raro e aggressivo dei polmoni causato dall’esposizione prolungata all’amianto.
La malattia, che spesso si manifesta decenni dopo il contatto con le fibre di amianto, è stata diagnosticata all’operaio nel 2014; l’uomo è poi deceduto nel 2016.
La sentenza
Il tribunale ha stabilito un risarcimento complessivo di oltre 1,5 milioni di euro per la famiglia dell’operaio deceduto.
La cifra include 444mila euro per i danni generali e iure hereditatis e circa 300.000 euro per ciascun membro della famiglia (vedova e tre figli).
L’operaio aveva lavorato per 22 anni nella raffineria di Napoli, dal 1972 al 1994, dove sarebbe stato esposto a polveri e fibre di amianto senza che gli fossero fornite adeguate protezioni.
Il lavoratore aveva svolto le mansioni di pompista e poi di conduttore di caldaie e impianti di produzione della centrale termoelettrica.
La sua malattia, un mesotelioma pleurico, è stata diagnosticata nel 2014, due anni prima della sua morte.
La CTU del Tribunale ha rintracciato la causa nell’esposizione a lungo termine all’amianto, la sostanza cancerogena vietata dalla legge italiana nel 1992.
La condanna ha riconosciuto la mancata attuazione di misure di sicurezza idonee a prevenire l’esposizione alla fibra cancerogena, evidenziando come l’azienda non abbia fatto abbastanza per tutelare la salute dei dipendenti.
Mesotelioma pleurico: una malattia mortale legata all’amianto
Il mesotelioma pleurico è un tumore raro che colpisce la pleura, il rivestimento dei polmoni, ed è strettamente legato all’esposizione all’amianto.
I sintomi, come difficoltà respiratorie, tosse persistente, dolore toracico e fatica, spesso si manifestano anni o addirittura decenni dopo l’esposizione alle fibre cancerogene.
Poiché la malattia è difficile da diagnosticare nelle fasi iniziali e la prognosi è generalmente molto negativa, il mesotelioma pleurico è noto per essere una malattia con un’elevata mortalità.
L’esposizione all’amianto nei siti industriali italiani: il caso dei SIN
Il caso della raffineria di Napoli è solo uno dei tanti esempi di come l’esposizione all’amianto abbia avuto un impatto devastante sulla salute dei lavoratori e delle loro famiglie.
Studi epidemiologici condotti in aree considerate Siti di Interesse Nazionale (SIN), come il Litorale Vesuviano e il Litorale Domizio-Flegreo e Agro Aversano in Campania, evidenziano un chiaro collegamento tra l’attività industriale e l’insorgenza di malattie gravi, tra cui il mesotelioma pleurico.
Queste aree, storicamente caratterizzate da un’intensa attività manifatturiera e navale, hanno registrato un aumento significativo di patologie amianto-correlate.
Le raffinerie, nello specifico, rappresentano un nodo critico di questo problema.
Nel SIN Litorale Vesuviano, che include diverse realtà industriali, si segnala un tasso allarmante di malattie respiratorie e tumori della pleura, che colpiscono principalmente gli operai impiegati in settori come la produzione e manutenzione di caldaie, turbine e impianti termoelettrici, spesso utilizzati nelle raffinerie.
Gli studi del Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM) hanno inoltre evidenziato un legame diretto tra esposizione professionale nelle raffinerie e l’insorgenza di tumori amianto-correlati.
Questi lavoratori, esposti quotidianamente alle fibre cancerogene del materiale utilizzato per l’isolamento termico di impianti e tubature prima del 1992, rappresentano una categoria particolarmente a rischio.
Anche nel SIN Litorale Domizio-Flegreo e Agro Aversano, il contributo delle raffinerie alla diffusione di malattie amianto-correlate è stato significativo.
Qui, le analisi epidemiologiche evidenziano un’incidenza elevata di mesotelioma tra i lavoratori di industrie petrolchimiche, un settore noto per l’ampio utilizzo di materiali a base di amianto negli anni del boom industriale.
Questi dati confermano un quadro inquietante: in molte aree d’Italia, soprattutto in quelle con un passato industriale rilevante, l’amianto è stato a lungo utilizzato senza adeguate misure di sicurezza.
Questo ha portato non solo a un aumento di malattie professionali, ma anche a un impatto significativo sulle comunità locali, esposte indirettamente a fibre cancerogene attraverso l’ambiente circostante.
Con una nota, diffusa dall’azienda, l’attuale compagnia ha fatto presente come i fatti risalgano alla precedente proprietà dello stabilimento.
Fonti e rassegna stampa
La notizia è stata diffusa da numerosi portali di notizie online. Per un approfondimento si consiglia di leggere in particolare l’articolo di P. F. su fanpage.it del 28 novembre 2024 e quello della redazione di ansa.it del 29 novembre 2024.
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