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La Corte d’Assise di Taranto ha emesso, in data 31 maggio 2021, la sentenza per gli imputati nel processo denominato “Ambiente svenduto”, relativo alla gestione dell’impatto ambientale dell’acciaieria ex ILVA di Taranto.

47 sono gli indagati, fra proprietari, dirigenti, responsabili della sicurezza, amministratori e società chiamati a giudizio per rispondere all’accusa di disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari e omissione di tutele di sicurezza.
Molte le condanne di primo grado che hanno riconosciuto il dolo e le malversazioni dei vertici aziendali nella gestione dei rifiuti e degli scarti di produzione nonché nella verifica, nel controllo e nell’adozione di misure di sicurezza a fronte delle emissioni nocive dell’acciaieria.
Disastro ambientale: impianti a rischio spegnimento
La Corte d’Assise di Taranto ha disposto nella sentenza anche lo spegnimento degli impianti dell’area a caldo dell’acciaieria ex ILVA.
Gli impianti resteranno tuttavia per adesso operativi, almeno fino alla pronuncia definitiva della corte di Cassazione.
A giorni è però attesa anche la pronuncia di un’altra sentenza del Consiglio di Stato, non impugnabile sul piano amministrativo, che potrebbe decretare la chiusura degli impianti.
Eventualità che potrebbe causare pesanti ripercussioni sul tessuto economico ed occupazionale dell’azienda e del territorio.
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Crediti immagine: foto di mafe de baggis from Milano, Italy, concessa con licenza CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons. Modificata (ritagliata e ridimensionata). Concessa in uso con la stessa licenza.
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