Il Tribunale civile di Firenze ha condannato il Ministero al risarcimento di 300.000 euro in favore della vedova e del figlio di un ex elettricista, nato nel 1931 e residente a Impruneta (Firenze), deceduto a causa di un mesotelioma pleurico.
La malattia, letale e strettamente collegata all’esposizione all’amianto, è stata riconosciuta come conseguenza del servizio militare svolto tra il 1954 e il 1956, quando l’uomo prestò leva in diverse caserme dell’Esercito Italiano.
Il contesto: servizio di leva e amianto
Durante il periodo di leva militare, l’uomo fu assegnato a mansioni di elettricista, che lo portarono a operare all’interno di strutture dove l’amianto era ampiamente utilizzato.
In quegli anni, questo materiale era comune nelle infrastrutture militari per le sue proprietà ignifughe e isolanti, ma i rischi per la salute non erano ancora pienamente compresi.
Anche se l’esposizione diretta durò solo 15 mesi, la natura latente delle malattie asbesto-correlate ha fatto sì che la patologia emergesse soltanto molti decenni più tardi.
La malattia e il percorso legale
Nel 2016, i primi sintomi del mesotelioma pleurico hanno cominciato a manifestarsi, portando rapidamente alla diagnosi della malattia.
L’uomo è deceduto nel 2017, ma il legame tra l’esposizione all’amianto e il decesso è stato riconosciuto solo successivamente, con il riconoscimento dello status di vittima del dovere.
Inizialmente, il Ministero della Difesa aveva respinto la richiesta di risarcimento presentata dai familiari, nonostante fosse stato accertato che la patologia era stata causata dall’esposizione professionale all’amianto durante il servizio militare.
La decisione del Tribunale di Firenze
Il Tribunale di Firenze, con sentenza del 13 settembre 2024, ha riconosciuto che l’esposizione all’amianto durante il servizio di leva è stata uno dei fattori determinanti nello sviluppo del mesotelioma pleurico.
Secondo quanto stabilito dai consulenti tecnici incaricati dal tribunale, anche se l’uomo continuò la sua carriera come elettricista per altri 40 anni, una esposizione rilevante per l’insorgenza della malattia risale al periodo in cui prestava servizio nell’esercito.
Anche l’attività lavorativa successiva, che lo portava a operare in ambienti civili contenenti amianto, è stata ritenuta concausale.
Il risarcimento
In base alla sentenza, il Ministero competente è stato condannato a risarcire i familiari con una somma di 300.000 euro.
Il tribunale ha così riconosciuto la responsabilità dell’esposizione all’amianto durante il servizio militare, confermando il diritto della famiglia a ottenere un risarcimento per la perdita subita.
Fonti e rassegna stampa
La notizia è stata diffusa da numerosi portali di notizie online. Per un approfondimento si consiglia di leggere l’articolo di V. M. su Il Corriere Fiorentino del 13 settembre 2024 e quello di P. M. su La Nazione del 14 settembre 2024.
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Crediti immagine: foto di Sora Shimazaki da Pexels. Modificata (ritagliata). Concessa con la stessa licenza originaria. Immagine di repertorio.
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