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Amianto in Fiat, Alfa, Lancia. Depositate le motivazioni della sentenza di assoluzione

I giudici della Corte di Appello di Milano hanno pubblicato le motivazioni della sentenza che nell’udienza del 24 giugno 2019 ha assolto alcuni degli ex vertici e manager di Fiat, Lancia Industriale e Alfa Romeo per la morte di circa una quindicina di ex dipendenti deceduti a causa di malattie asbesto correlate per presunta esposizione ad amianto sul luogo di lavoro.

Secondo la Corte in alcuni casi non è certa l’effettiva esposizione all’amianto dei lavoratori e per tutti non è possibile determinare con certezza la collocazione temporale delle esposizioni e quindi individuare gli eventuali responsabili delle imputazioni penali.

Assoluta incertezza scientifica in relazione alla durata del periodo di induzione e alla sua collocazione temporale nell’ambito del complesso meccanismo della cancerogenesi da amianto.

Dubbia, secondo la Corte, anche la questione del cosiddetto effetto acceleratore delle esposizioni successive alla prima nella genesi di malattie quali il carcinoma del polmone ed il mesotelioma.

Il dibattito in aula ha inoltre rivelato come i lavoratori fossero stati a contatto con la fibra killer anche in altri contesti lavorativi in cui erano stati precedentemente impiegati ed in ambienti non professionali.

Il processo Alfa di Arese

Il processo penale che vedeva a giudizio ex vertici Alfa, Fiat e Lancia, è iniziato con l’assoluzione in primo grado nel 2017 per gli imputati “per non aver commesso il fatto” e “perché il fatto non sussiste”.

A giungo 2019 è arrivata la sentenza di secondo grado con la conferma dell’assoluzione da parte della Corte d’Appello di Milano.

I fatti contestati

I lavoratori deceduti per mesotelioma pleurico e tumore polmonare, secondo l’accusa, sarebbero stati esposti fra gli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90.

L’esposizione sarebbe avvenuta negli stabilimenti dell’Alfa di Arese di Milano dove sarebbero state presenti coperture in eternit dei luoghi di lavorazione.

Altra possibile esposizione all’asbesto sarebbe inoltre derivata dal fatto che alcune componenti della motoristica, quali guarnizioni e freni, sarebbero state proprio in amianto.

I lavoratori inoltre non avrebbero avuto in dotazione adeguati Dispositivi di Protezione Individuale (DPI).

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Crediti Immagine: foto di Pexels da Pixabay. Modificata (ritagliata). Concessa e ridistribuita con licenza CC0 Creative Commons.

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